Cambiare o non cambiare? La paura della dipendenza, del giudizio, dello stigma

I principali ostacoli al cambiamento: la paura della dipendenza

Meglio sofferenti ma “liberi” o meglio più sereni ma “dipendenti” da qualcuno, magari per anni? Questo dilemma, se davvero esistesse nella mente di qualcuno, sarebbe privo di fondamenta: come può essere, infatti, veramente libera una persona che soffre? Come può esserlo una persona che non riesce ad essere autentica perché incastrata in una situazione problematica? D’altro canto è possibile che la relazione di aiuto si connoti come un rapporto di dipendenza? E’ verosimile che tale relazione possa basarsi sulla perdita della libertà?

L’idea di affidare sé stessi (e le proprie fragilità) ad un professionista può generare diverse paure: si può temere ad esempio, non solo, di perdere l’autonomia, ma anche di essere manipolati, di venire annullati, di sentirsi schiavi della relazione. Questo pregiudizio tuttavia è molto lontano dalla realtà.  Una delle finalità principali di un percorso di sostegno psicologico infatti è proprio l’accrescimento dell’autostima del paziente, affinchè egli possa sentirsi forte per autodeterminarsi, sicuro per prendere decisioni in autonomia, capace per mettere in campo tutte le risorse che possiede.
L’ art. 3 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani afferma che: “lo psicologo è consapevole del fatto che, nell’esercizio della professione, può intervenire significativamente nella vita degli altri; proprio per questo ha il dovere di prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici del cliente/paziente, onde evitare di influenzarlo e di utilizzare indebitamente la sua fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza e fragilità indotte dal disagio.”
L’ art. 4, dello stesso Codice, sottolinea, inoltre, che: “nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto all’autodeterminazione e all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori.”

fear-2019930__340

I principali ostacoli al cambiamento: la paura del giudizio

Una paura che può ostacolare il benessere psicologico, in generale, e la richiesta di aiuto, in particolare, è il timore di essere criticati. Oggi più che mai, in una società basata sull’apparenza e sulla perfezione psicofisica, essere se stessi comporta un’enorme fatica. Sentire il bisogno di essere approvati e avere paura di essere giudicati è una condizione che causa sofferenza e frustrazione e impedisce di essere felici. Chi si preoccupa eccessivamente del giudizio degli altri comincia a perdere se stesso, a indossare mille maschere, a comportarsi in maniera goffa e troppo rigida, sta bene solo quando riceve delle conferme positive dall’esterno ma appena queste vengono a mancare, crolla il mondo, le false certezze si sgretolano.

La paura del giudizio è una paura subdola, dal momento che rappresenta un “doppio ostacolo”, condiziona infatti non solo la vita di chi la sperimenta costantemente, ma anche i tentativi messi in atto per richiedere aiuto. Tuttavia, è giusto specificarlo, lo psicologo basa i propri interventi sulla “sospensione del giudizio”, cioè non giudica; la sua professionalità non contempla la possibilità di valutare il modo di vivere del paziente/cliente. Perché sa che ogni pensiero, ogni comportamento, ogni atteggiamento assunti da un individuo sono, in qualche maniera, utili, necessari e funzionali per la sua sopravvivenza.

hands-423794__340

I principali ostacoli al cambiamento: la paura dello stigma

Infine, la paura di “essere matti”. Il disagio è presente nella nostra cultura e dobbiamo accettarlo. Vivere una difficoltà psicologica non significa “essere matti”. Significa che qualcosa nella vita non sta funzionando come dovrebbe, o come si vorrebbe, e che non si possiedono le risorse psicologiche e mentali per affrontare il problema. Nella storia della psicologia ci sono state grandi evoluzioni e si sono raggiunti importantissimi traguardi, primo tra tutti il considerare il disagio psicologico alla stregua di qualsiasi altra patologia organica: le problematiche psicologiche possono essere superate, le patologie psicologiche possono essere curate, le difficoltà psichiche hanno dimostrato di essere quanto mai democratiche, chiunque infatti  nel corso della propria esistenza può trovarsi ad affrontarle.  La consapevolezza di essere portatori di un disagio psicologico e la decisione di consultare uno psicologo sono il primo passo verso l’accettazione di se stessi e verso il proprio benessere psicofisico.

“Ma se si viene a sapere che ho dei problemi?” oppure “Se qualcuno scopre che vado dallo psicologo?” Queste domande sono rivelatrici della paura dell’ essere stigmatizzati, dell’essere etichettati, marchiati, bollati. È utile ricordare che sul disagio è possibile lavorare, che le paure possono essere superate, che il benessere può essere recuperato, correndo dei piccoli rischi.

A tutela dei pazienti/clienti ogni psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale. L’ art. 11 del Codice Deontologico recita infatti: “Non può rivelare a nessuno notizie, fatti o informazioni apprese dal cliente/paziente nel rapporto professionale con lui, neanche può informare alcuno circa le prestazioni professionali effettuate o programmate” . Questo significa che lo psicologo non può rivelare alcuna informazione su ciò che gli viene riportato in seduta o sul fatto che quella persona sia (o sia stata) un suo paziente. Gli unici a poter decidere di parlare del proprio percorso psicologico, della propria esperienza, sono i pazienti stessi.

 

 

2 risposte a "Cambiare o non cambiare? La paura della dipendenza, del giudizio, dello stigma"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...