I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), detti anche Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione, rappresentano un insieme di disturbi caratterizzati da un rapporto patologico con il cibo, con l’alimentazione e con il corpo. I disturbi dell’alimentazione più conosciuti sono
- l’Anoressia Nervosa,
- la Bulimia Nervosa,
- Binge Eating Disorder.
Nel 2013 l’American Psychiatric Association, nella nuova edizione del DSM V (il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), ha riconosciuto e quindi raggruppato in un’unica categoria, quella dei “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione“, questi 8 disturbi:
- Pica;
- Disturbo da Ruminazione;
- Disturbo Deviante/Restrittivo del cibo;
- Bulimia Nervosa;
- Binge Eating Desorder (BED);
- Anoressia Nervosa;
- Disturbo dell’Alimentazione Altrimenti Specificato;
- Disturbo dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificato.
Negli ultimi 20 anni i disordini alimentari sono diventati una vera e propria emergenza sanitaria per gli affetti devastanti che hanno sulla salute. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati i disordini alimentari possono diventare, infatti, una condizione permanente e, nei casi più gravi, portare alla morte (nella maggior parte dei casi per arresto cardiaco o per suicidio). In base alle valutazioni statistiche compiute dall’ American Psychiatric Association, rappresentano la prima causa di morte per malattia mentale nei paesi occidentali.
I disturbi del comportamento alimentare, determinati da una serie complessa e molteplice di fattori, esprimono primariamente una condizione di profondo disagio esistenziale e di malessere psicologico. Sono patologie complesse, non riconducibili ad un’unica causa scatenante ma fortemente legate a condizioni di disagio psicologico ed emotivo, pre-esistenti. I DCA richiedono, quindi, un approccio multidisciplinare che si occupi sia del problema alimentare in sé che della sua natura psichica.
I DCA, in generale, si manifestano soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti anche se, in realtà, colpiscono la popolazione in modo trasversale, indipendentemente da fattori quali l’ età, il sesso e la provenienza sociale. Anoressia e bulimia, in particolare, sono invece solitamente più comuni in giovani donne di età compresa tra i 15 e i 25 anni.
Disturbi del Comportamento Alimentare: anoressia, bulimia, binge eating disorder
Le cause che possono portare a sviluppare un disturbo dell’alimentazione sono molteplici, diverse e non sempre facili da definire. La letteratura internazionale mostra un non facile equilibrio fra diversi studi e ricerche nel tentativo di creare modelli che possano spiegare le cause dei disturbi dell’alimentazione.
Come per molti disturbi psichiatrici, anche nei disturbi dell’alimentazione le cause sono molteplici e multifattoriali. Intervengono infatti fattori di rischio genetici, biologici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici.
Sintomi e caratteristiche
I disordini alimentari comprendono numerose condizioni diverse. Le più note e comuni sono anoressia, bulimia nervosa e binge eating disorder (BED).
Anoressia nervosa
Il più conosciuto tra i disturbi del comportamento alimentare è l’anoressia nervosa, caratterizzata dalla progressiva perdita di peso e dalla condizione di estrema magrezza a cui può portare. L’eccessiva magrezza, a sua volta, causa gravi problemi di natura medico-internistica e in alcuni casi, quando non riconosciuta e non trattata tempestivamente, anche la morte. La perdita di peso è principalmente determinata da una dieta sempre più povera in termini qualitativi e quantitativi: la quantità di calorie ingerite ad ogni pasto, infatti, viene drasticamente ridotta.
L’ anoressia nervosa mostra di avere delle caratteristiche peculiari:
- l’ alterato rapporto con il proprio corpo;
- il terrore di ingrassare;
-
la riduzione delle calorie ingerite durante il giorno.
I pazienti, malati di anoressia, usano come principale strategia di controllo del peso la riduzione dell’ introito calorico, tuttavia spesso vi associano anche un esercizio fisico estenuante. Questo esercizio diventa sempre più intenso e duraturo arrivando a impegnare molte ore nell’arco della giornata.
Una persona diventa anoressica quando, riducendo o interrompendo la propria consueta alimentazione, scende sotto l’85% del peso normale per la propria età, sesso e altezza. L’anoressia è conseguente al rifiuto ad assumere cibo, determinato da una intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso. Spesso, una persona anoressica comincia con l’evitare tutti i cibi ritenuti grassi e a concentrarsi su alimenti ‘sani’ e poco calorici, con una attenzione ossessiva al contenuto calorico e alla composizione dei cibi e alla bilancia. Frequentemente i pasti vengono evitati o consumati con estrema lentezza, rimuginando a lungo su ogni boccone ingerito. Il corpo viene percepito e vissuto in modo alterato, con un eccesso di attenzione alla forma e con il rifiuto frequente ad ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso.
Diagnosticare l’anoressia non è sempre semplice in soggetti molto giovani, perché i cambiamenti fisici che accompagnano l’adolescenza e che comportano squilibri di peso e altezza possono mascherarne le prime fasi. Nei bambini, è più comune che l’anoressia si manifesti attraverso altri sintomi, come la nausea e il sentimento di non fame. Nelle ragazze, invece, uno dei sintomi più classici è l’interruzione del ciclo mestruale per almeno tre mesi successivi, sintomo che però non si applica a giovani adolescenti che ancora non abbiano avuto il menarca o, al contrario, alle ragazze che prendono la pillola anticoncezionale..
L’anoressia si manifesta in due modi:
-
con restrizioni, determinata dalla riduzione costante della quantità di alimenti ingeriti;
-
con abbuffate e successiva eliminazione: alimentazione compulsiva seguita da vomito autoindotto, uso inappropriato di pillole lassative e diuretiche, iperattività fisica per perdere peso;
La persona anoressica diventa così ossessionata dal cibo che la propria vita finisce con l’essere totalmente incentrata sulla questione alimentare, impedendo di provare interesse e entusiasmo verso qualsiasi altra cosa.
Cause e fattori di rischio
Al centro del disordine alimentare c’ è un disagio psicologico profondo. Insieme a questo troviamo, soprattutto per anoressia e bulimia:
- un’ ossessiva sopravvalutazione dell’importanza del corpo (forma/peso);
- una necessità di stabilire un controllo su di esso.
Tra i FATTORI DI RISCHIO che possono portare allo sviluppo di comportamenti anoressici e bulimici, troviamo:
-
una componente di familiarità (diversi studi hanno dimostrato che i disordini alimentari si manifestano con più probabilità tra i parenti di una persona già malata, soprattutto se si tratta della madre);
-
l’influenza negativa di persone prese a modello (famiglia/società);
- necessità di corrispondere a un canone estetico che premia la magrezza, anche nei suoi eccessi;
-
la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa;
-
o al contrario di essere fortemente trascurati dai propri genitori;
-
il sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica (bodyshaming);
-
di non poter raggiungere i risultati desiderati per problemi di peso e apparenza;
-
situazioni particolarmente traumatiche, come ad esempio violenze sessuali, drammi familiari, comportamenti abusivi da parte di familiari o di persone esterne;
-
difficoltà ad essere accettati socialmente e nella propria famiglia.
-
ricorso a diete frequenti
-
la presenza di obesità nell’infanzia
-
l’essere oggetto di scherno per il proprio peso o per le forme del corpo
-
crescere in un ambiente che valorizza in modo estremo la magrezza
-
insoddisfazione verso il proprio corpo.
Per quel che riguarda anoressia e la bulimia esiste una netta prevalenza di genere: le ragazze sono nettamente più colpite dei maschi, con un rapporto di circa 9:1. Negli ultimi anni, a dire il vero, la frequenza di anoressia nel sesso maschile è decisamente aumentata per cui non è infrequente vedere ragazzi in condizione di magrezza estrema.
Il “pretesto scatenante” è spesso una dieta iniziata in adolescenza. Nella realtà comunque esistono cause psicologiche soggiacenti, molto profonde. Il disturbo del comportamento alimentare diventa così espressione di una sofferenza spesso taciuta e non manifestata a nessuno.
Bulimia Nervosa
La bulimia nervosa, il cui termine significa “fame da bue”, fa parte dei disturbi del comportamento alimentare e che si caratterizza per la presenza di abbuffate seguite da condotte di eliminazione del cibo. Un’abbuffata si caratterizza come un evento, in un arco di tempo relativamente breve, durante il quale una persona perde il controllo nel mangiare e ingerisce grandi quantità di cibo.
L’abbuffata è seguita dal bisogno immediato di svuotare lo stomaco attraverso il vomito auto provocato. Il vomito serve a ridurre la sensazione di dolorosa pienezza dell’addome ma anche a limitare gli effetti dell’eccessiva introduzione di calorie nel corpo.
E’ possibile inoltre osservare anoressia e bulimia nella stessa paziente e in periodi differenti. Alcune pazienti infatti presentano fasi anoressiche (caratterizzate da restrizione) e fasi bulimiche (caratterizzate da abbuffate e strategie di eliminazione).
Una persona bulimica si abbuffa in modo molto diverso da quello che avviene quando normalmente si mangia troppo. Le caratteristiche tipiche del comportamento bulimico sono:
-
ingestione di una quantità eccessiva di cibo, a volte per un totale di diverse migliaia di calorie, in un arco di tempo molto stretto, per esempio nel giro di due ore, e solitamente di nascosto da altri;
-
la sensazione di non poter smettere di mangiare e di non poter controllare il proprio comportamento;
-
l’abbuffata è preceduta e seguita da uno stress emotivo molto forte.
Dopo aver mangiato in modo così eccessivo, la persona bulimica generalmente si sente in colpa e tende a punirsi vomitando, ingerendo pillole diuretiche e lassativi con l’intento di dimagrire. Se questo comportamento diventa ripetitivo, ad esempio si manifesta due volte alla settimana per tre mesi, si è di fronte a un chiaro segnale di disordine alimentare. Raramente, i pazienti bulimici non si infliggono alcuna punizione.
A lungo andare, un soggetto bulimico entra in una fase di depressione e di disgusto verso se stesso e cerca di occultare il proprio comportamento agli altri, anche se la propria forma e apparenza fisica finiscono con il diventare una ossessione permanente e con l’avere forti ripercussioni sulla propria autostima. Una persona bulimica può essere di peso normale, sottopeso o sovrappeso, diversamente da una anoressica che è sempre sotto peso. Inoltre, il peso di un soggetto bulimico può variare enormemente e oscillare, fatto che può essere utilizzato come sintomo dell’esistenza di un disordine alimentare.
Cause e fattori di rischio
Al centro del disordine alimentare c’ è un disagio psicologico profondo. Insieme a questo troviamo, soprattutto per anoressia e bulimia:
- un’ ossessiva sopravvalutazione dell’importanza del corpo (forma/peso);
- una necessità di stabilire un controllo su di esso.
Tra i FATTORI DI RISCHIO che possono portare allo sviluppo di comportamenti anoressici e bulimici, troviamo:
-
una componente di familiarità (diversi studi hanno dimostrato che i disordini alimentari si manifestano con più probabilità tra i parenti di una persona già malata, soprattutto se si tratta della madre);
-
l’influenza negativa di persone prese a modello (famiglia/società);
- la presenza di obesità nell’ infanzia
- crescere in un ambiente che valorizza in modo estremo la magrezza;
- necessità di corrispondere a un canone estetico che premia la magrezza, anche nei suoi eccessi;
- insoddisfazione verso il proprio corpo;
- ricorso a diete frequenti;
-
la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa;
-
la sensazione di essere fortemente trascurati dai propri genitori;
-
il sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica (bodyshaming);
-
sentire di non poter raggiungere i risultati desiderati per problemi di peso e apparenza;
-
situazioni particolarmente traumatiche, come ad esempio violenze sessuali, drammi familiari, comportamenti abusivi da parte di familiari o di persone esterne;
-
difficoltà ad essere accettati socialmente e nella propria famiglia.
Per quel che riguarda anoressia e la bulimia esiste una netta prevalenza di genere: le ragazze sono nettamente più colpite dei maschi, con un rapporto di circa 9:1. Negli ultimi anni, a dire il vero, la frequenza di anoressia nel sesso maschile è decisamente aumentata per cui non è infrequente vedere ragazzi in condizione di magrezza estrema.
Il “pretesto scatenante” è spesso una dieta iniziata in adolescenza. Nella realtà comunque esistono cause psicologiche soggiacenti che sono più profonde. Il disturbo del comportamento alimentare diventa così espressione di una sofferenza più profonda, sofferenza spesso taciuta e non manifestata a nessuno.
Oltre all’anoressia e alla bulimia, esiste anche un genere di disordine alimentare non definito. Non tutti i casi sono infatti esattamente descrivibili nell’arco dei sintomi tipici di anoressia e bulimia. Alcuni soggetti, ad esempio, iniziano con una forma di anoressia ma poi, incapaci di mantenere il basso peso, scivolano verso comportamenti bulimici. Secondo l’American Psychiatric Association, la metà dei pazienti anoressici finiscono con l’avere anche sintomi di bulimia, e in qualche caso i pazienti bulimici sviluppano comportamenti anoressici.
Binge eating disorder
Il binge eating disorder (BED), in italiano conosciuto come disturbo da alimentazione incontrollata, è stato solo recentemente inserito fra i disturbi del comportamento alimentare. Come per la bulimia nervosa, il BED si caratterizza per la presenza di abbuffate che però non sono seguite da comportamenti compensatori (ad es. il vomito). Il BED determina, di norma, un notevole aumento di peso. Tale disturbo porta spesso a obesità grave con complicazioni medico-internistiche importanti.
Chi soffre di binge eating disorder spesso ha una lunga storia di numerose diete fallite. Questi continui fallimenti sono dovuti al fatto di non aver mai riconosciuto il disturbo psicologico che è alla base del disturbo del comportamento alimentare e della susseguente obesità. Per il corretto trattamento di questo disturbo è necessario lavorare sia sul piano alimentare che sul piano psicologico.
Cause e fattori di rischio per binge eating disorder
Se anoressia e bulimia sono molto più frequenti nelle donne, il binge eating disorder è invece il disturbo del comportamento alimentare più frequente negli uomini. Il sesso maschile rappresenta circa il 40% delle diagnosi di disturbo da alimentazione incontrollata. Le cause e i fattori di rischio principali per lo sviluppo del binge eating disorder sono:
-
eventi traumatici nella vita
-
insoddisfazione verso il proprio corpo
-
bassa autostima
-
difficoltà nelle gestione delle emozioni
Inoltre è significativo sottolineare la stretta correlazione tra binge eating disorder e depressione. E’ molto frequente infatti ritrovare un disturbo depressivo in pazienti con disturbo dell’alimentazione incontrollata. Il trattamento della depressione quindi spesso è concomitante alla cura del disturbo del comportamento alimentare.
Ulteriore caratteristica di pazienti con BED è l’essere stati, da bambini, oggetti di derisione a causa del peso e delle forme del corpo.
L’essere stati presi in giro o criticati a causa del proprio corpo è un fattore di rischio trasversale ai diversi disturbi del comportamento alimentare.
Il ruolo dei genitori nei disturbi del comportamento alimentare
La principale raccomandazione che può essere fatta ai genitori è quella di favorire nei figli lo sviluppo di un adeguato livello di autostima e di autoefficacia. I figli devono essere incoraggiati ad affrontare la vita, sostenuti nelle prove del quotidiano, aiutati a tollerare le frustrazioni, senza legare il proprio valore all’aspetto fisico o alla prestazione fornita ad es. nello studio o nello sport.
E’ importante aiutare i figli a non basare il proprio valore e la propria amabilità su prestazioni da esibire; questo disinnesca il perfezionismo clinico tipico di questi disturbi. Aiutarli ad ampliare lo schema di autovalutazione, nutrendo regolarmente la propria personalità è il miglior antidoto contro i disturbi del comportamento alimentare.
Inoltre è importante essere seguiti. Sempre più evidenze ci dicono infatti che i disturbi del comportamento alimentare vengono più facilmente trattati se tutta la famiglia si impegna in un percorso di cambiamento.
Come riconoscere un disturbo del comportamento alimentare?
Un segnale importante a cui fare attenzione per riconoscere l’esordio di un Disturbo del Comportamento Alimentare è se il proprio figlio/a inizia a dare eccessiva attenzione al peso e forme del corpo. Molta attenzione deve essere inoltre posta alle diete (soprattutto se gestite in autonomia) intraprese per dimagrire. Soprattutto in adolescenza possono essere assai pericolose e slatentizzare (fare emergere) un disturbo del comportamento alimentare.
Ulteriori sintomi e comportamenti d’esordio di un disturbo del comportamento alimentare possono essere:
-
alterazioni improvvise del tono dell’umore,
-
tendenza ad isolarsi e a diventare più nervosi ed irritabili,
-
studiare ossessionati dal voto e dal risultato,
-
lasciare subito la tavola per recarsi in bagno,
-
rifiutarsi di mangiare affermando di avere già provveduto fuori casa,
-
ritrovare il frigo o la dispensa svuotati, etc.
Effetti fisici e psicologici
Gli effetti dei disordini alimentari sono molto pesanti, sia sotto il profilo fisico che quello psicologico. Dal punto di vista fisico, gli effetti della malnutrizione comportano:
- ulcere intestinali;
- obesità grave;
- amenorrea;
- danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente;
- disidratazione;
- danneggiamento di gengive e denti;
- seri danni cardiaci,
- danni al fegato;
- danni ai reni;
- problemi al sistema nervoso (con difficoltà di concentrazione e di memorizzazione);
- danni al sistema osseo (con accresciuta probabilità di fratture e di osteoporosi);
- blocco della crescita;
- emorragie interne;
- ipotermia;
- ghiandole ingrossate.
Le ripercussioni psicologiche, invece, comportano
- depressione,
- basso livello di autostima,
- senso di vergogna e colpa,
- difficoltà a mantenere relazioni sociali e familiari,
- sbalzi di umore,
- tendenza a comportamenti manichei e maniacali,
- propensione al perfezionismo.