Nell’ epoca in cui le immagini, le parole, i pensieri, le emozioni, i comportamenti sono implacabilmente condivisi; in un momento storico in cui tutto è social, tutto è pubblico, tutto è esibito, il vecchio caro diario segreto rappresenta ancora uno strumento utile per crescere?
La risposta è: “SI !”. E vediamo perchè… Scrivere il diario segreto aiuta i ragazzi a:
- avere uno spazio di sperimentazione, differenziazione e di emancipazione rispetto ai genitori e alla famiglia;
- mettere una distanza tra sé e le proprie emozioni;
- dare sfogo alle proprie pulsioni aggressive e distruttive;
- incontrare la propria intimità, indagando in profondità i propri sentimenti;
- abitare il luogo/non luogo dei propri confini, dove si rivendica il diritto ad avere dei segreti, di possedere e difendere una parte di sé totalmente privata, non- condivisibile;
- sviluppare nella scrittura creatività e fantasia.
Tenere un diario segreto è un segno del desiderio di crescere
Il pre-adolescente/adolescente, che scrive un diario segreto, comunica la sua volontà di crescere e il desiderio di fissare su carta qualcosa che gli altri non devono conoscere, nemmeno i genitori. Quegli stessi genitori che fino a pochi mesi prima erano gli interlocutori privilegiati, quelli che si sentivano raccontare tutto nei minimi dettagli, anche i più intimi, ora vengono tenuti a distanza. Infatti, mentre il bambino ha la necessità di condividere tutto con il genitore, perché tutto ha un senso solo attraverso il confronto con la mamma o con il papà, l’adolescente, al contrario, teme che rendere i genitori partecipi di certi vissuti, possa quasi sminuirne il valore. Tenere un segreto tutto per sé porta un ragazzo a sentirsi più grande, a riconoscersi come individuo unico, diverso e dotato di pensiero autonomo, soprattutto rispetto agli adulti. Scrivere un diario è un incontro con la propria intimità, dalla quale gli altri devono, legittimamente, restare fuori.
Scrivere è pensare
Scrivere è mettere i propri pensieri in una scatola. Scrivere è avere un luogo in cui andare a re-incontrare quelli che eravamo, ogni volta che avremo il desiderio di rivivere certe esperienze, relazioni ed emozioni. Nel momento in cui i ragazzi scrivono, è come se racchiudessero i propri pensieri in un forziere, che anche a distanza di anni potranno tornare ad aprire per rievocare quel periodo magico e complesso che è stata la loro adolescenza. Consegnare queste parti di sé ad un oggetto materiale, quale è il diario segreto, ha anche la fondamentale funzione, rassicurante e liberatoria, di “buttare fuori da sé” (esteriorizzare) tutti i pensieri, gli eventi, le emozioni forti e dirompenti tipici di questa delicata fase della vita.
Leggerlo o non leggerlo?
Sbirciare o no nel diario segreto? No.
No, perché:
- verrebbe meno il rapporto di rispetto reciproco e di lealtà tra genitori e figli;
- la relazione con il figlio ne sarebbe inevitabilmente condizionata;
- il ragazzo, di fronte ad un tale comportamento genitoriale, potrebbe sentirsi ancor meno compreso, con il risultato di ottenere proprio quella chiusura emotiva e quell’allontanamento relazionale che i genitori massimamente temevano;
- il genitore leggendo certe riflessioni, a volte dettate solo da reazioni “calde” ed estemporanee, potrebbe spaventarsi, preoccuparsi o scandalizzarsi ed assumere un atteggiamento diverso, condizionato e in alcuni casi, anche sprezzante, nei confronti dei propri figli pre-adolescenti/adolescenti.
Se il timore, comprensibile e condivisibile, del genitore è quello che possano esserci pensieri o circostanze che turbano la serenità dei propri figli, esistono modi altri per sondarlo:
- essere e dimostrarsi disponibili al confronto;
- essere attenti ed empatici;
- essere profondamente “in ascolto”.
Frasi come: “Mi sembri triste, qualcosa non va? Qualcosa ti preoccupa?”; “Se hai voglia di parlare io ci sono”, sono esempi della volontà di esserci, in modo accogliente e disponibile. E’ necessario anche saper aspettare: se i ragazzi non si sentono braccati, spiati o giudicati, arriverà il momento in cui vorranno aprirsi, di loro spontanea volontà, senza che sia violata con prepotenza la loro privacy.
Dott.ssa Silvia Darecchio – contatti – consulenza